L'Occhio Dell'universo by Clarke Arthur Charles & Baxter Stephen

L'Occhio Dell'universo by Clarke Arthur Charles & Baxter Stephen

autore:Clarke, Arthur Charles & Baxter, Stephen [Clarke, Arthur Charles & Baxter, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ro
editore: Nord
pubblicato: 2009-06-30T22:00:00+00:00


33

VOLO

Il mattino successivo, nella pallida luce dell'alba, Bisesa e altri lasciarono la città insieme con un drappello di guardie di Eumenes, incaricate di scortarli fino a Gibilterra. Un cupo e preoccupato Abdikadir aveva ricevuto l'ordine di accompagnare in America le due donne.

Così, appena una dozzina di ore dopo essere caduta fuori dall'Occhio, Bisesa era di nuovo in viaggio. Non poté neppure portare con sé la sua tuta spaziale. L'unico oggetto del XXI secolo che aveva era il telefono, più il contenitore di batterie prelevato dalla tuta.

Con sua sorpresa Emeline la confortò dicendo: «Se ti occorre qualcosa, aspetta quando a saremo a Chicago. Ti porterò in giro per i negozi, in Michigan Avenue». In giro per i negozi!

Fin dall'inizio quel viaggio non mancò di aspetti emozionanti.

Bisesa fu fatta salire a bordo di un carro scoperto, trainato da quattro corpulenti neanderthaliani nudi come vermi, mentre le guardie macedoni seguivano a piedi. Quei cosiddetti «uomini di pietra» erano proprietà privata di un certo Ilicius Bloom, che ricopriva la carica di console di Chicago a Babilonia. Era un tipo sfuggente che Bisesa giudicò subito piuttosto infido.

La località dove prendeva inizio la strada ferrata era chiamata il Letamaio, un primitivo affastellarsi di catapecchie da cui si levavano fili di fumo. La stazione era formata da alcuni grossi magazzini e un deposito di locomotive.

I vagoni erano rozzi, con tetti di legno e panche per i passeggeri, ed Emeline sospirò al ricordo delle vecchie ferrovie nordamericane, ma la locomotiva era straordinaria, un grosso bestione ruggente, un mostro nero che sputava nuvole di fumo. Ben Batson disse che funzionava a petrolio, e questo era infatti il carburante che riempiva il tender al posto del carbone.

Per Alessandro i giacimenti superficiali di petrolio, in Persia, erano più accessibili del carbone, e Casey Othic l'aveva tenuto presente nella progettazione.

Su quell'improbabile treno Bisesa avrebbe dovuto raggiungere la costa dell'Atlantico: dapprima attraverso l'Irak e la Giordania fino alle acciaierie di Gerusalemme, quindi a sud-ovest oltre il delta del Nilo, dove il re aveva rifondato Alessandria, e infine lungo la costa del Nord Africa in cui nulla restava più dell'Egitto, della Tunisia, della Libia, dell'Algeria e del Marocco, per giungere al piccolo porto che ospitava la flotta oceanica, presso le Colonne d'Ercole. Ilicius Bloom disse che lui non sarebbe andato più in là del Letamaio. Era nervoso. «Mai vista una notte così a Babilonia, in tutti questi anni. Mai, dopo la Guerra Contro il Figlio. Dannati sanguinari greci. Ma io ho il mio lavoro, ho le mie conoscenze.»

«E lei ha anche una figlia», gli ricordò seccamente Emeline.

«Non è mia responsabilità. Non ho mica sposato sua madre, no? Del resto non intendo restare qui per sempre. Lei lo dica alle autorità, in patria.

Io posso essere più utile là che qui. Dica che si ricordino di me!»

Anche Grove si accomiatò da loro. Lui doveva prendere il treno diretto a Nuova Troia. Ma incaricò Ben Batson di scortarle fino a Gibilterra. Mentre il treno partiva, Bisesa ebbe l'impressione di sentire un canto levarsi dalla locomotiva.

«I macchinisti sono della Scuola di Othic», disse Abdikadir.



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